Sono passati anni dalle prime battaglie portate avanti dai Movimenti femministi per la rivendicazione di diritti fondamentali per tanti secoli negati alle donne, come il diritto al voto e ad un lavoro che potesse renderle indipendenti. L’errore più comune commesso dalle generazioni di oggi è proprio quello di dare per scontato tutto quanto è stato conquistato in passato, e questo spiega anche la persistenza di determinate costruzioni di genere ancora impresse nella società, che vedono la donna relegata al ruolo di madre e moglie. Qualcosa che va al di là della legge, avendo radici ben più profonde, insite proprio nella mente degli uomini e delle donne di una comunità. Non a caso, fino a qualche decennio fa, violentare una donna non costituiva un reato contro la persona, bensì contro la morale, e questo la dice lunga in merito alla mentalità dell’epoca.
Per secoli ha rappresentato il sesso debole, l’essere inferiore, incapace di autodeterminarsi, per questo bisognosa di tutela: da prima da parte del padre e poi del marito, perennemente dallo Stato.
Oggi cosa è cambiato? Indubbiamente ci sono molti più diritti rispetto al passato, ma sono abbastanza? Soprattutto, la società ha finalmente recepito il concetto di “uguaglianza” tra uomo e donna?
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