Qualche giorno fa ha visto la luce una bella pubblicazione realizzata da Don Giorgio De Capitani e illustrata da Martina Viganò.
Riportiamo a seguire la presentazione al volume, scritta dall'Autore:
"Presentare la parola di Dio ai ragazzi non è facile, così almeno sento dire, però succede che noi preti e i catechisti preferiamo catechizzare i bambini, forse perché sono meno problematici, non mettendoci in difficoltà con domande, a cui dover rispondere richiederebbe una approfondita conoscenza della Bibbia.
Ma comunicare ai ragazzi la Parola di Dio è affascinante, anche per le parole dello stesso Gesù: «Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli…» (Mt 18,3).
Se diciamo che i bambini idealmente intesi sono semplici proprio perché puri di cuore secondo le beatitudini evangeliche, allora possiamo dire che è la semplicità di cuore, ovvero dello spirito più puro, ovvero non contaminato dall’ego, la migliore disposizione a saper accogliere in pienezza la parola di Dio.
Adattare la Parola o il Logos eterno ai ragazzi non significa diminuire la nostra cultura o rendere “bambinesca” la nostra fede. È invece ritrovare la via migliore per “comprendere” (cogliere nel suo insieme), anche noi adulti, il regno di Dio.
Ho ritenuto opportuno, come autore del testo, insieme a Martina con le sue semplici toccanti illustrazioni, esporre attraverso la storia di un sogno alcune significative parabole evangeliche, inserite nel contesto dell’anno liturgico.
Se di per sé il protagonista è un passerotto, alla fine si capirà che a sognare è il bambino che c’è in noi.
Al ragazzo forse non interessa che si tratti di un sogno, il cui protagonista è un passerotto, ma, pur attratto dalle vicende del volatile che narra ciò che vede e sente, intuisce quel senso profondo di eventi che, a contatto anche con realtà drammatiche, “rivelano” come in un sogno il disegno di quel Dio, che sa trarre da ogni opportunità un riflesso della Grazia, sempre ricca di sorprese.
Certo, anche i ragazzi sognano, e noi adulti non dobbiamo tappar loro le ali, ma aiutarli a crescere, in un mondo talora a loro ostile, proteggendoli nella loro semplicità l’immagine pura del Bene Assoluto, ovvero sciolto da ogni contaminazione che vorrebbe frantumare la stessa idea di quell’Uno da cui siamo usciti per poi ritornare, magari dopo un lungo progressivo cammino di Fede."
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